A&P Report 

  La mosca e il fiore 

 

Notizie e contrappunti dalla rete

 

Sommario

 

· La differenza sessuale non è conflitto tra i sessi

· Gandhi e Mussolini. I miti degli ignoranti.

· La morte di un uomo scomodo, Milosevic

· Lettera ai giornali sul caso Jennifer, la giovane uccisa dall'amico

· La violenza contro le donne

   Perché l'88,6% delle violenze provengono da persone che la donna stessa ha scelto come compagno?

· La violenza delle donne in ambiente domestico     

· Napolitano I di Borbone

· Pena di morte. C'è un silenzio assordante: quello del papa

· Solidarietà al direttore scolastico di Vigodarzere (Padova)

 

Dopo esplicite richieste pubblico un mio commento in risposta ad un quesito che mi era stato posto online sul tema della ripetute violenze sessuali subite dalle donne. In merito ai numerosi successive riscontri e commenti ribadisco l'assoluta importanza di abbandonare ogni approccio al problema che implichi un giudizio di colpa attribuito alle donne o agli uomini: il conflitto sessuale, da cui si fa derivare la violenza che spesso colpisce le donne, ha le sue profonde radici nel controllo affettivo, religioso e familiare che esclude o intralcia il ricambio di generazione. 

LA DIFFERENZA SESSUALE NON E' CONFLITTO TRA I SESSI

 MA CONFLITTO TRA GENERAZIONI !!!

Solo gli idioti credono che la violenza sessuale ed affettiva abbia una valenza maschile. La propensione a fare del male, all’aggressività o all’autolesionismo è proporzione esatta del disagio sperimentato dal soggetto nella sua formazione, senza che vi sia stata possibilità di elaborarlo o di farsene una ragione. Da questo punto di vista il grado di disagio che è insito nelle donne anche a livello strutturale e formativo è infinitamente più alto di quello maschile. 

La violenza visibile, quella eclatante è solo l’effetto di un disagio ben più profondo che risiede nelle motivazioni dello stato d’animo e dei rapporti umani. La violenza visibile ha sempre una motivazione profonda nelle cause affettive che la determinano. Possiamo dire che la sofferenza affettiva sia la violenza in sé come origine, motivo e spinta all’effettuarsi della violenza. 

Le statistiche più obiettive rilevano come in famiglia, cioè nel mondo del privato affettivo, la maggior parte delle violenze sia ad opera delle donne: sui figli, nel conflitti coniugali, nelle separazioni. La prevalenza maschile è netta solo nel caso di abusi sessuali sui minori. Ma anche in questo caso non è stata mai rilevata la compresenza costante, visiva, consapevole della donna per la durata, spesso di anni, delle violenza sui figli. Molto spesso è il nuovo convivente della donna ad operare abusi sui figli. La natura motivante della donna non è mai rilevata: essa è sempre e solo la vittima dell’uomo e del suo fallo.

 Nessuno ha mai pensato che la moglie di Pacciani, per esempio, fosse responsabile quanto e forse più dello stesso mostro di Firenze, quando questi abusava delle figlie fino all’età di 17 anni. Non era una donna succube. Lo testimoniano i giornalisti ed i fotografi aggrediti senza tanti riguardi dalla furia della personalità della donna. Non era una semplice osservatrice, altrimenti avrebbe denunciato il marito. Allora era la CAUSA efficiente di quanto avveniva nel suo regno domestico!!!

 E’ tanto difficile da capire? Che dire poi della madre del mostro Stevanin, lo squartatore veneto che sul modello di Psycho adescava ed uccideva giovani ragazze per seppellirle nel giardino di casa dove conviveva con la madre. Da dove deriva tanta perversione spesso agita dai maschi?

 Cosa pensate di una donna che esce a cena con un uomo dalla personalità potenzialmente assassina? Pensate che la naturale sintonia dell’inconscio affettivo non registri immediatamente la natura violenta riposta in una persona? Perché allora si crede alla giustificazione “prima non era così, lo è diventato dopo sposato”, che le donne danno quando scoprono di stare con un mostro. Vi fidanzereste con uno psicopatico, lo sposereste, ci fareste dei figli, ci vivreste per degli anni esponendo i vostri figli egli effetti di questa situazione? Portereste i vostri figli a giocare con una tigre sanguinaria se non foste voi stesse delle persone perverse che usano la violenza di un soggetto per sfogare i vostri istinti crudeli e perversi?

 Allora perché le statistiche di Telefono Rosa denunciano che il 90% delle violenze dichiarate dalle donne è ad opera di marito, convivente, amico e figlio, cioè le uniche persone sulle quali la scelta della donna ed il suo arbitrio sono assoluti, arbitrari ed effettivi?

 È ora di finirla con questo sessismo razzista che vuole fomentare una assurda guerra tra i sessi. Questo accade solo perché non si vuole prendere in esame la vera natura del difetto di emancipazione dell’umanità. La componente femminile è schiacciata in modo strutturale nel naturale processo di formazione e di individuazione. Questo non avviene per colpa del maschio. Non si tratta di un conflitto tra generi: ma tra generazioni!

 La donna è molto più oppressa nel confronto con la propria madre di quanto non lo sia il maschio. Da Eva maledetta da dio-madre, a Maria castrata e immacolata per non entrare in concorrenza con la madre spirito santo cristiana, alle infinite figliastre che subiscono le angherie delle streghe e matrigne. Dai tempi di Demetra invidiosa del nuovo regno coniugale conseguito dalla figlia Core al punto da pretendere una assurda restituzione della figlia al suo esclusivo pos-sesso,  da sempre la figlia si vede insultare e deprimere ogni sviluppo della sua autostima e del suo scarso narcisismo ad opera di sua madre. Da sempre Psiche, per conquistare Amore (come nella celebre favola di Apuleio) è costretta a un percorso doloroso per emanciparsi dall’invidia e dalla malevolenza di sorelle, madre e suocera.  La giovane donna è spossessata del sesso, infibulata dalla vecchie del clan dominante, confusa nel burka con le vecchie a scapito del suo oggettivo potere di attraenza sul modo maschile. In ogni epoca la violenza sulla donna è la conseguenza diretta o indiretta della totale mancanza di generosità della madre contro la figlia! Il potere matriarcale costituito già esercita un effettivo controllo su maschi e donne da lei partoriti; opera nell’intento di allontanare la nuova generazione di donne dallo stesso potere che esse possono acquisire attraverso un’affettività autonoma ed una nuova maternità.

 La differenza sessuale è un conflitto tra generazioni, proprio come il conflitto tra le classi nella trasposizione economica del potere e del pos-sesso.

 Ecco la causa dell’innato masochismo e del sadismo che invade di disagio l’esistenza della donna: sempre perseguitata da un persecutore, una bestia, un drago, un King Kong peloso (ambivalente e materno), la giovane donna non ha ancora decifrato la natura domestica della violenza che la condanna all’infelicità. È troppo comodo prendersela con il maschio!

 Le religioni monoteiste confermano e fanno apologia di questa estrema violenza sessuale della donna sulla donna. Esse sono la causa di ogni violenza nell’individuo e nella storia. La Grande Madre sanguinaria imperversa impunita e crudele fin dai tempi della Matri-Arca di Noè che punisce nel diluvio atomico la disubbidienza e la pretesa di autonomia dei figli creati. Questa pretesa della madri monoteiste di confondere la prerogativa di partorire identificandosi con dio è la cosa più schifosa che l’umanità abbia mai prodotto. È ora di finirla con le religioni. Con quella monoteiste più che mai. Hanno operato troppi MA-SACRI rimanendo impunite nella storia e confidando nel parricidio e nel figlicidio come scarico dell’aggressività accumulata dalla loro perversione. Sarebbe ora di bruciare le chiese, colpendo in questo modo almeno la parte organizzata socialmente dell’apologia del dominio e della distruzione umana. Ciao.

 S.M.


 
 

Gandhi e Mussolini
Quando il mite Mahatma elogiava il Duce In visita in Italia per tre giorni, nel dicembre 1931, ebbe parole di apprezzamento per il fascismo Ad accomunare i due leader, l'opposizione al materialismo e l'adesione alle dottrine mazziniane

Gandhi e Mussolini. Mai due personaggi ci appaiono maggiormente agli antipodi, da un punto di vista ideologico. L'uno, massimo teorico della non-violenza ed icona dei pacifisti, l'altro ispiratore dello squadrismo manganellatore e sostenitore dell'uso "chirurgico" della violenza. Eppure, nonostante quanto affermano i biografi del leader indiano, tra il Duce e il Mahatma ci fu intesa. Determinata dal fatto che entrambi si opponevano alle dottrine materialiste, erano risolutamente antibritannici, credevano, seppur in modo diverso, nelle soluzioni rivoluzionarie, ed erano "mazziniani".

I MITI DEGLI IGNORANTI. Nel cosiddetto pacifismo c’è tanta violenza paragonabile solo alla sua rimozione. L’uso della forza è una componente normale della vita non può essere rimossa per principio religioso. È solo una opzione che deve essere subordinata alla ricerca del benessere dell’individuo e alla qualità delle sue relazioni sociali, mai in contrasto con il contesto ambientale e biologico. Casomai al servizio delle necessità nel ricambio di generazione e nel conflitto tra classi.

Ho sempre diffidato dalla retorica gandhiana, una specie di cristianesimo di ripiego. Non trovo nulla di strano che la storia documenti una convergenza tra Gandhi e il fascismo: ipocrisia e arroganza sono due manifestazioni perverse della soggettività umana immatura o negata. Come trovo schifoso e rivoltante il ghigno di madre-teresa-di-calcutta: la piaga purulenta della lebbra è solo la metafora proiettiva di ciò che lei intende per il proprio sesso! Non le resta che toccare le piaghe degli altri, visto che la sua se la vede così brutta. Magari questa fosse solo una battuta di cattivo gusto: è la vera motivazione di base del suo agire.

In quanto a Mazzini ed ai suoi “democratici” sostenitori, si può solo dire che non c’è soggetto storico più superato e privo di attualità di lui: era già vecchio nel risorgimento italiano, la sua concezione non teneva conto delle esigenze economiche di cambiamento condizionate dai rapporti di produzione imposti dalla nascente rivoluzione industriale. Non sapeva neanche cosa fosse la solidarietà internazionale, né si rendeva conto di come il mondo stesse allora cambiando. Come si può prendere a modello oggi, come tanti fanno, un personaggio che basa la sua idea solo sul nazionalismo allargato all’Europa? Se era appropriato nel processo di costituzione dello Stato italiano, oggi è solo una posizione reazionaria che si oppone alla globalizzazione in chiave nazionalista e ancor più antistorica. E' purtroppo una bandiera dei sedicenti intellettuali di sinistra del vecchio continente: anziché contrapporre l'internazionalismo alla globalizzazione, arretrano alla costituzione delle frontiere di un imperialismo europeo. Sono strutturalmente incapaci di promuovere una lotta globale per la libertà in proporzione alle opportunità del presente.

 S. M.

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Il Gazzettino                                                        Domenica, 26 Marzo 2006

IL CASO Si sia trattato di infarto vero o di omicidio ben mascherato, la sua uscita di scena ha tolto dall’imbarazzo il Tribunale penale internazionale

La morte di un uomo scomodo, Milosevic

Aveva il torto di difendersi troppo bene con ottimi argomenti - Una Corte normale l’avrebbe assolto, ma all’Aja sarebbe stato impossibile

di MASSIMO FINI

Si sia trattato effettivamente d'infarto o di un omicidio abilmente mascherato e lentamente consumato, la morte di Slobodan Milosevic ha tolto una scottatissima castagna dal fuoco al Tribunale internazionale dell'Aja che lo stava giudicando e tutti coloro, americani in testa, che avevano voluto quel processo che, iniziato con grandi strombazzamenti, stava andando avanti stancamente da quattro anni nell'imbarazzato silenzio della stampa occidentale. Perché Milosevic aveva il grave torto di difendersi troppo bene. E non tanto perché nella vita civile era stato un ottimo avvocato, ma perché aveva molti argomenti per farlo. La storia delle «guerre slave» è stata infatti scritta nel solito modo manicheo; da una parte i carnefici, i serbi, dall'altra le vittime, i musulmani, bosniaci e kosovari, e i croati, in mezzo gli americani e alcuni Paesi della Nato nel ruolo dei «giustizieri della notte» che riparano i torti e riportano le cose al loro giusto posto. Ma non è andata proprio così.  

                                                                                             www.massimofini.it

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Il Gazzettino di Padova      Martedì, 16 Maggio 2006

Riflettere sul ruolo della famiglia

È successo ancora. Jennifer, una giovane vittima di violenza da parte del solito amico, fidanzato, marito, amante. Queste categorie sembrano essere una potenziale minaccia nella vita di una donna: già Avvenimenti (25/06/1997) pubblicava il resoconto di Telefono Rosa secondo il quale l'89\% delle violenze denunciate dalle donne provengono dai compagni con i quali intrattengono relazione. Nessuno tuttavia coglie il senso più sconcertante di questo dato: perché la violenza non è opera di un estraneo, ma di un soggetto che è stato vagliato e in precedenza accolto dalla donna stessa? La Bella e la Bestia, King Kong, il Drago e la fanciulla prigioniera. quale maledizione incatena la giovane donna ad un destino preordinato di violenza? Suggerisco di rileggere le favole - se non si vuole affrontare lo studio della psicoanalisi (consiglierei: E.Neumann, La psicologia del femminile, Astrolabio) - perché anche le favole insegnano che la componente masochista nella persona è l'inevitabile effetto di un affetto sadico nell'educazione familiare. La letteratura spontanea riporta il ruolo della strega, della matrigna e della dormiente avvelenata, la figlia infelice, spesso destinata a dover morire per risorgere a causa dell'invidia materna. Una educazione fondata sul peccato, sull'esproprio della sessualità, sul sacrificio del figlio genera inevitabilmente nei giovani una pari disposizione all'autodistruttività.

È ora di fare delle serie riflessioni, anche sugli organi di informazione, perché l'insopportabile responsabilità della crudeltà negli eventi di cronaca ricade sulla coscienza di ciascuno. Non si può tacere con omertà ed omissioni. Bisogna riflettere innanzitutto sul ruolo della famiglia e dell'educazione religiosa improntata ad esaltare il ruolo salvifico della morte del figlio. Può la salvezza derivare dal sacrificio di un debole? Non l'assenza di questi valori, ma la loro egemonia nell'educazione dei giovani genera una realtà di violenza e disgrazie.

Fa riflettere soprattutto il discutibile gesto della madre di Jennifer che non esita ad ostentare il corpicino di un bimbo, l'ennesimo, mai nato all'amore vero dell'uomo.

Sergio Martella

Padova

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Osservatorio sulla violenza di genere

Secondo una indagine di Telefono Rosa, l' 88,6% delle violenze subite dalle donne in Italia è ad opera di:

marito 67,9%, convivente 12,4%, fidanzato 4,4%, amico 2,7%, figlio 1,4%

Si tratta delle uniche persone che le donne hanno "liberamente" selezionato, scelto o educato nel corso della loro esistenza!

E' evidente che il problema delle violenza contro le donne non si può ridurre ad uno stereotipo della violenza al maschile. Se le donne incontrano questo disagio - in modo non casuale, ma determinato al punto da non saperlo distinguere nelle persone che scelgono di frequentare - si tratta di una violenza profonda che è già presente nella formazione della personalità della donna a partire dalla famiglia di origine.

La sub-cultura cattolico-cristiana rivela nei suoi stereotipi la relazione senza reciprocità e senza rispetto che intercorre tra la trinità matriarcale dello spirito santo e la figlia Maria. La giovane è in grado di attrarre il mondo maschile, in grado cioè di mettere in mora la propria madre, perché lei stessa è donna e in grado di procreare. Le rappresentazione di tutti i tempi raccontano di come la madre si volge, allora, in matrigna, al punto da privare di ogni proprietà sessuale la figlia per legarla unicamente all'obbedienza ed al pos-sesso. Proprio come la matrigna-strega delle fiabe, o la madre Demetra quando si indigna e rende sterile la terra perché la figlia ha trovato uno sposo ed un suo regno presso l'Ade, affrancandosi dalla madre e in un certo modo superandola. Miti e fiabe, tuttavia, prospettano una soluzione al conflitto. La trinità matriarcale dello spirito santo non si limita a rappresentare, ma istituzionalizza la prevaricazione storica sulla figlia per prevenire il potere nascente della giovane: pretende la figlia vergine, senza sposo e senza libertà di scelta sul proprio corpo e sulla procreazione. Tutto avviene per opera dello spirito santo e deve restare sotto il suo controllo.

Da qui nasce ogni violenza sul corpo della donna, dato che la sua stessa identità familiare, la madre, ne espropria, in modo preventivo per invidia e interesse, ogni autonomia sessuale ed affettiva. La metafora cristiana è soprattutto una prescrizione di fede: è l'apologia e la prescrizione delle dinamiche perverse che si oppongono al ricambio di generazione. Giustifica e conferma la mancanza di generosità nella madre che controlla e limita l'autonomia sessuale della figlia per una inconfessabile invidia. Quale amor proprio, quale soddisfazione affettiva la donna figlia può mai sviluppare nel proprio Io?

Il masochismo della donna è una componente endemica in questa cultura. L'infelicità e la violenza sono i suoi naturali correlati. Ecco svelato l'arcano di un destino votato al fallimento degli affetti!

Naturalmente, l'abusato di ieri diviene il persecutore di domani. Ed ecco che, a ben leggere la diversa natura dell'aggressività nei maschi e nelle donne, in quali modi si può esprimere la coppia sadismo-masochismo, cioè la violenza, anche quando è espressa dalla donna:

Dati sulle violenze domestiche non diffusi dai media
di Sam & Bunny Sewell

(Disponibile testo originale in inglese)

Traduzione dal testo originale a cura della dott.ssa Ilaria Sorrentino, consulente economico-aziendale

http://www.dirittoefamiglia.it/Docs/Altri/scienza/DVReportITA.html

VIOLENZE IN AMBIENTE DOMESTICO

Chi il colpevole?

Chi la vittima?

Quale la soluzione

Un rapporto speciale di: Revs. Sam e Bunny Sewell
Co-direttori della Best Self Clinic
(testo originale in inglese)

Science, Politics and Domestic Violence

Perché vi è stato mandato questo rapporto?

Stiamo mandando questo rapporto ai media, e a quelle persone ed enti che si occupano di violenze in ambiente domestico, nella speranza di poter correggere un grave equivoco su tale tema.

Vogliamo rendere noto innanzitutto che lavoriamo contro le violenze in ambiente domestico da pi di 10 anni. Uno di noi tra i fondatori del dipartimento locale contro gli abusi. Siamo membri del "Century Club"; quelli che contribuiscono con pi di 100 $ al centro di assistenza alle donne. Abbiamo sponsorizzato manifestazioni di beneficenza per il nostro centro di assistenza contro gli abusi. Appoggiamo i servizi che vengono forniti alle vittime. Purtroppo, la maggior parte delle associazioni di assistenza alle donne non conosce a fondo le cause e le caratteristiche del problema della violenza in ambiente domestico.

L'equivoco sul tema della violenze in ambiente domestico così diffuso che le amministrazioni di città e contee, i tribunali, le forze della legge, i pubblici ministeri, le cliniche di igiene mentale, e altri enti finanziati dallo Stato stanno appoggiando programmi basati sulla propaganda femminista più che su responsabili studi scientifici. Tali studi scientifici rivelano una visione del problema sorprendentemente diversa. Presentiamo un estratto di una ricerca sulla violenza in ambiente domestico realizzata da noti esperti di scienze sociali. Vi preghiamo di aiutarci a fare in modo che questa importante ricerca sul tema della Violenza in ambiente domestico raggiunga il pubblico.

- La visione femminista della violenza in ambiente domestico contro gli studi scientifici.

- Le statistiche a sostegno della legge non definiscono il problema. La violenza domestica in altri paesi.

- Il problema della propaganda e la soluzione scientifica.

- Sapere che le donne sono colpevoli degli abusi porta a soluzioni migliori per la violenza in famiglia.

- Le donne abusano degli uomini: più diffuso di quanto non si pensi.

Donne e uomini ugualmente colpevoli di abusi domestici.

Vuoi: Altre copie di questo rapporto - Altri rapporti e articoli sulla famiglia - Citazioni per ricerche e studi - risposte via e-mail da parte di giudici, procuratori, avvocati, riviste giuridiche, editori di pagine web, ecc.

Scrivi a: New World Ministries - Family Resources Index
11216 Tamiami Trail North Ste.223
Naples, FL 34110

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... IN FABULA

04 novembre 2005
Picchia il marito, arrestata Rebekah Wade direttrice del Sun

Intervento della polizia nel lussuoso appartamento della coppia

Rebekah Wade, che aveva guidato campagne contro la violenza domestica, ha spaccato il labbro al consorte, l'attore Ross Kemp.

Rebekah Wade 

con il marito 

Ross Kemp (Ap)

Napolitano I di Borbone

27 nov 18:31 

 Napolitano: 

Stato e Chiesa

 hanno comune

 missione

 educativa 

NAPOLI - "Abbiamo bisogno di una grande sinergia, sono persuaso che, Chiesa e Stato, siamo chiamati a servire gli stessi valori di moralita', di eticita'" soprattutto nelle situazioni sociali piu' difficili. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella basilica di Santa Maria della Pieta', dove e' intervenuto dopo il cardinal Crescenzio Sepe, vescovo di Napoli. (Agr) 

MA ALLORA È VIZIO, NON UN SEMPLICE OPPORTUNISMO POLITICO!

 Lo Stato insiste a dichiararsi convergente e unitario con i cosiddetti “VALORI” della chiesa di roma

Nonostante l’intera storia d’Italia dimostri che l’identità nazionale, il progresso scientifico, l’emancipazione sociale, la liberazione contro il nazifascismo, e tutte le conquiste democratiche siano state ottenute a costo di duri sforzi sempre contro e nonostante l’egemone opposizione della chiesa, Napoletano I di Borbone, Presidente del Feudo delle Due Sicilie, insiste nel glorificare la santa alleanza con la chiesa cattolica. In questo modo dimostra di voler prospettare, come prima di lui hanno fatto i Borboni, Mussolini, i democristiani e Craxi, una fine tragica per sé, per il suo statuto e per il governo.  

Nei quartieri di mafia, nei luoghi del più squallido degrado, dove non esiste lo Stato, né la giustizia, né i servizi, né la dignità dei diritti, proprio lì, non è mai venuta meno la presenza egemone, radicata, e profondamente condivisa dell’educazione sanfedista cristiana: con le sue chiese, gli ori e le processioni, con la falsità dei riti di sangue, i cuori trafitti,  i fallimenti e le tragedie programmate. Non è la mancanza dei valori cristiani, dunque, il motivo del venir meno della civiltà sociale, ma proprio la presenza indiscussa ed accettata di quei precetti infausti è ambiguamente connessa allo sviluppo delle peggiori perversioni. Se c’è un luogo dove vige la dimostrazione scientifica dei danni che può infliggere il “credinismo” della chiesa, questo è proprio Napoli!

Unica nota positiva, una cinquantina di studenti, aderenti a collettivi di sinistra, che ha vivacemente protestato all'Universita' 'Federico II' di Napoli, dove si trova il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per l'inaugurazione dell'anno accademico.

Parafrasando Nietzsche, quando si riferisce al sacrificio di Cristo, non resta che dire:

  Parlando col rigore del fisiologo, qui cadrebbe invece a proposito una parola ben diversa, la parola: idiota !

L’Unione europea sembra orientata nel condannare il ricorso alla pena di morte, che invece è programmata dagli USA. In questo quadro di valutazioni si fa strada un silenzio  davvero assordante: quello del papa Benedetto XVI. La nota ipocrisia sulla sacralità della vita, sbandierata in materia di aborto e quando fa comodo alla politica del Vaticano, si infrange nell’attuale propensione di fedeltà alla politica militare USA.

Non solo bisogna sottolineare l’ennesima prova di ipocrisia e violenza oggettiva del Vaticano, ma anche e soprattutto bisogna registrare l’ipocrisia colpevole dei cattolici tutti italiani. Nessuno si alza per criticare dall’interno delle loro istituzioni l’incongruenza morale, etica e religiosa. In special modo quelle associazioni accreditate nella “sinistra”, come “Nessuno tocchi Caino”, che proprio in queste palesi contingenze si rivelano per quel che sono: emanazioni del potere centrale del Vaticano. Enclave e teste di ponte nella cosiddetta cultura laica in Italia. L’apologia della pena di morte era nel catechismo della chiesa cattolica fino all’edizione 1992 delle Edizioni Vaticane.

Solidarietà al direttore scolastico di Vigodarzere (Pd)

Solidarietà ed un plauso al direttore scolastico di Vigodarzere (Pd), Vincenzo Amato che, coerentemente con il suo ufficio, ha difeso il principio cardine di laicità della scuola e dello Stato, contrastando il ruolo di padrino nell’inaugurazione della scuola al vescovo di Padova. La civiltà di una società si misura dalla capacità di distinguere l’identità di parte (p.es. quella teologica) dal complesso delle norme che garantiscono la convivenza delle diverse identità, sulla base di diritti e doveri. Per un vizio congenito, la chiesa cattolica confonde se stessa e i propri valori per l’universalità della fede, dell’etica, della morale. Per tale errata presunzione di universalità essa si impone come presenza egemone ben al di fuori degli ambiti propri, invadendo tutti i luoghi comuni e pubblici che sono, invece, i contenitori e le strutture di garanzia delle pluralità.

In quanto fede, cioè pensiero assoluto, la chiesa non può essere garante di altre fedi o del diritto dei non credenti. Occorre ricordare che il Vaticano non ha mai ratificato la Carta dei Diritti dell’Uomo? Che la sua morale non escludeva (fino all’edizione 1992 del Catechismo, p. 557) il “diritto e il dovere” di applicare la pena di morte? Che i fondamenti della scienza, i diritti di emancipazione sociale, la stessa costituzione dello Stato italiano sono avvenuti contro e nonostante l’opposizione storica della chiesa? Dall’inquisizione, agli stermini di evangelizzazione, all’antigiudaismo dei concordati con il nazifascismo, fino ai roghi crematori della Shoa, i cosiddetti valori della chiesa hanno sempre convissuto ambiguamente con i più grandi orrori dell’umanità. 

Nei quartieri di mafia, nei luoghi del più squallido degrado, dove non esiste lo Stato, né la giustizia, né i servizi, né la dignità dei diritti, proprio lì, non è mai venuta meno la presenza egemone, radicata, e profondamente condivisa dell’educazione sanfedista cristiana: con le sue chiese, gli ori e le processioni, con la falsità dei riti di sangue, i cuori trafitti,  i fallimenti e le tragedie programmate. Non è la mancanza dei valori cristiani, dunque, il motivo del venir meno della civiltà sociale, ma proprio la presenza indiscussa ed accettata di quei precetti infausti è ambiguamente connessa allo sviluppo delle peggiori perversioni. Come possono sostituirsi allo Stato, quale universalismo hanno da insegnare ai bambini della scuola pubblica italiana i rappresentanti di una identità che, nei loro feudi (Stato vaticano e gerarchia ecclesiale) non hanno mai indetto una elezione democratica, mentre propongono il modello di una autorità divina che, in veste di Genitore, non esita a sacrificare il proprio figlio per educare l’umanità (mutata in branco di pecore) al principio sadico del capro espiatorio? È il caso di ribadire con forza che la salvezza dell’umanità deriva dall’educazione al rispetto, alla responsabilità e non (mors tua vita mea) dalla morte procurata di un debole. Allora, chi è il responsabile occulto della degenerazione nei giovani e della devianza sociale?